ambiente e sostenibilità

La situazione sta peggiorando

Da giugno 2017 pubblico articoli sulla Piazza e quello che mi accingo a scrivere vuole essere un resoconto di questi due anni e mezzo. È cambiato qualcosa? Se sì, in meglio o in peggio? Non mi riferisco solo all’Africa, ma in generale.

È sconfortante, ma dal mio punto di vista la situazione sta peggiorando sotto tutti i punti di vista.

Ecco alcuni esempi.

1) Il rapporto FAO 2019 dichiara che, nel mondo, si muore di fame, ma anche di obesità. Nello stesso rapporto si legge che nel 2018 circa 850 milioni di persone non hanno avuto cibo a sufficienza e che, nel 2019, per il terzo anno consecutivo, crescono, in Europa, i quintali di cibo sprecato.
L’ONU nel 2016 ha dato il via al Programma degli Obbiettivi di Sviluppo Sostenibile che danno seguito agli Obbiettivi di Sviluppo del Millennio del 2000 e già denuncia che l’obbiettivo “Fame Zero” del 2030 è sempre più lontano.

È dagli anni ‘80 che si parla di fame nel mondo ai massimi livelli e cosa è cambiato? Si certifica che si muore anche di obesità in un mondo popolato da 850 milioni di affamati!
La forbice fra la nostra opulenza e la mancanza di cibo in molte parti del Terzo Mondo è sempre più ampia.

2) L’uscita degli Stati Uniti dall’accordo di Parigi sul riscaldamento globale.

3) Aumentano i focolai di guerra e aumentano i profitti dei produttori di armi.

4) La probabile desertificazione del Sahel, di cui sono diretto testimone, e di altre zone nel mondo.

5) Il clima impazzito che mette a nudo la nostra mancanza di lungimiranza.

Potrei continuare all’infinito, ma ritengo sia sufficiente per rimarcare tutte le nostre debolezze.
Nel mondo avanza sempre di più il rovescio della medaglia dei capisaldi della civile convivenza: la disumanità ha sostituito l’umanità, i disvalori i valori, l’egoismo l’altruismo.
Tutto lecito, non si va contro la legge scritta, ma, se non cominciamo ad allargare la nostra visione sul futuro, non credo che ci sarà più una terra in grado di sostenerci.

Quando parlo di futuro non intendo solo il nostro, ma, soprattutto, il destino delle future generazioni, di cui siamo responsabili.
Dobbiamo essere coscienti che il mondo è nelle mani di pochi burattinai e noi siamo i loro burattini e, come tali, siamo trattati.

Siamo importanti solo come esseri inanimati, bravi consumatori, ma non raziocinanti. È più utile il black friday che parlare di riscaldamento globale o comprare il nuovo cellulare a rate piuttosto che qualche bel libro.

Non meravigliamoci poi se la maggioranza di noi si sente autorizzata ad esprimere giudizi leggendo solo i titoli dei giornali. La terra finora ci ha sostenuto, ma sta esaurendo il suo potere di rinnovamento biologico. Nessuno, neanche il burattinaio, potrà considerarsi immune nei confronti dei danni provocati dal riscaldamento globale al nostro ambiente.

È come se coloro che non assumono antibiotici si sentano tutelati in caso di malattie provocate da batteri, che hanno acquisito un antibiotico resistenza.

Non è così, purtroppo, il batterio non chiede all’interessato se ha abusato o meno della terapia ambiotica, si limita ad aggredire chiunque.

Lo stesso farà la terra quando si rivolterà alle violenze quotidiane che deve subire.

Spero ardentemente che i giovani si ribellino a noi adulti: non siamo stati capaci di capire che l’unica cosa in grado di salvarci è la lungimiranza.

Se ciò non accadrà siamo comunque in una botte di ferro: l’ONU ci verrà incontro nel 2030 con un nuovo Programma di Obbiettivi Sostenibili.

Sarà l’ennesima fiera delle parole al vento.

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