bambini in Tanzania

Kilasara, la nostra scuola di qualità

La testimonianza di Mauro Calbi nel suo secondo viaggio in Tanzania.

Dicembre 2015, eccomi di nuovo in Tanzania dopo 3 anni. Ne è passato di tempo: tanti gli eventi e i momenti insieme per sostenere la nostra scuola di Kilasara. Di nuovo qua tra gli Amici, i padri nella Missione Sabuko. I nostri referenti in Tanzania.<

Il soggiorno inizia con la prima visita alla scuola, per vedere i progressi fatti. Grandi novità. Scuola operativa, nuovi laboratori e ultimo dormitorio in fase di conclusione. Nei campi vicini, tra un orto ed un bananeto, troviamo che le nostre 2 mucche acquistate grazie alla sponsorizzazione del Beach tennis hanno “messo su famiglia”. Siamo ora a quota 10. Il latte per la Missione è assicurato.

Il giorno dopo, riprendiamo il solito tran tran tanzaniano: colazione alle 8 e poi in giro per le diverse missioni. Arriviamo alla clinica e asilo di Angara Nairobi, che nel 2013 gli amici Marco, Barbara, Daniele, Chicca e Federico hanno sistemato con i proventi del piccolo torneo di Burraco organizzato alla Tana del Luppolo. Un gioiello. Mi dispiace non essere stato lì con loro. A Daniele e Chicca luccicano gli occhi. Le loro fatiche non sono state vane, al contrario! L’asilo ha finalmente una nuova pavimentazione che garantisce una migliore fruizione in caso di pioggia.
Eccoli, arrivano i bambini. Ci salutano in inglese. Siamo meravigliati. Così piccoli e già parlano inglese. Entriamo nelle aule e troviamo cartelli grafici, infografiche, bilingue in inglese e francese. L’inglese è materia di gioco ed apprendimento. Padre Gabriele ci concede una intervista. Con un piccolo contributo mensile si potrebbe sfamare i piccoli studenti che ogni giorno accedono alla struttura, crescono, si divertono in sicurezza, trovano riposo, mangiano sano. Non brodame come tanti altri asili, ma fagioli, polenta e hard food, ossia carne almeno 2 volte a settimana. Nel pomeriggio, hanno anche la merenda dopo il riposino. Per tornare dai loro genitori, vengono addirittura accompagnati da un collaboratore. Una sorta del PiediBus di Cattolica.

 

Come sempre, tutto gira attorno alla piccola missione che dispone di una chiesetta, giardino e piccoli allevamenti per il suo sostentamento. Qui, si trova anche la clinica con la nuova sala operatoria, alimentata dai pannelli solari installati nei primi anni della nostra associazione, che permisero di pompare acqua dal pozzo sotterraneo, anziché usare quella sporca del fiumiciattolo locale.

Il giorno dopo, vista la mancanza di wi-fi alla missione Sabuko, scendo alla scuola di Momangombe, nel quasi deserto vicino l’aeroporto del Kilimanjaro. Le lezioni sono sospese… perché periodo di vacanza. Ci sono solo pochi studenti che stanno facendo gli esami. Nonostante il caldo, sono in perfetta uniforme. La scuola è di tipo professionale. Propone materie nuove ed interessanti, come Tecnici Aria condizionata e refrigerazione, Energia elettrica alternativa, oltre ad informatica e ragioneria.

Un pensiero mi prende. Chissà, un giorno potrei venire ad insegnare, così da impegnarmi meglio. La partenza di questo viaggio aveva in effetti pochi obiettivi, non c’era un asilo da sistemare. E’ vero che un operaio qui in Tanzania lavora per 1 euro al giorno e sicuramente fa meglio di me, ma è il tempo che comunque si dedica al progetto. E’ l’esempio che si dà ai nostri fratelli africani. Insieme a loro, si realizzano progetti. L’asilo è stato sicuramente una bellissima esperienza. Avevamo organizzato il torneo e trovati oltre 2000 euro, con i quali con fatica e sudore, il gruppo lo ha completamente sistemato. I miei obiettivi erano certamente un periodo di stacco dallo stress lavorativo e la volontà di riprendere con foto e video i lavori sinora realizzati. L’intervista a Padre Gabriele ci aiuterà a spiegare il sostegno all’asilo, ai nostri fratellini più piccoli.

Ciò che ha riempito questa esperienza è stato sicuramente l‘incontro con Paola, insegnante di Pordenone, che come noi si occupa di portare formazione e cultura in Tanzania. Ci dimostra che le scuole statali sono inefficienti. Insegnanti mal pagati, classi sino a 80 studenti, scuole fatiscenti.
Nelle scuole secondarie, la formazione è completamente in inglese. Ma gli studenti arrivano molto impreparati, anzi spesso non ci arrivano proprio. Abbandonano. I motivi non sono segreti: dopo l’orario scolastico gli studenti tornano a casa, dove compiti ben diversi dallo studio li aspettano. Il corpo insegnanti è di bassa qualità, pagato poco o nulla, per cui non c’è neanche interesse che i ragazzi imparino.

Al contrario, nella nostra scuola, gli studenti trovano una scuola ben organizzata, con regole e tutor che seguono i giovani nel corso di tutta la giornata. I ragazzi vivono come in un college con regole ed orari precisi. In Tanzania, ci sono tanti gradi di povertà. Ci sono anche i ricchi, certo, che probabilmente spediscono i figli nei migliori college internazionali. La nostra scuola offre formazione di qualità a quelle famiglie povere, ma non poverissime. A quelle che credono che la cultura e l’istruzione dei propri figli possa dare loro un futuro migliore. Mi ricollego alla mia esperienza personale. Ho frequentato un liceo linguistico privato, perché al tempo non c’erano alternative. I miei genitori hanno fatto sicuramente sacrifici, visto che la retta non era proprio gratuita. Ma oggi mi trovo a sapere 3 lingue straniere.
Così in Tanzania. La scuola Kilasara è una delle migliori. Con una retta di 800 euro all’anno, circa 70 euro al mese, gli studenti accedono alla scuola, trovano vitto sano e alloggio pulito, aule attrezzate, corrente elettrica sino a tarda serata che permette loro di studiare.

Da questo terzo viaggio, ritorno sempre più deciso ad aderire a questa associazione che nel tempo si è trasformata in onlus. Ha acquisito vantaggi ma sicuramente anche doveri. Il nostro compito è quello di garantire la trasparenza. Ogni nostro sforzo, ogni nostro contributo deve essere chiaro.

La nostra scuola non è gratuita. Spesso gratuità è sinonimo anche di spreco. Quante altre associazioni hanno investito nel realizzare scuole, diventate cattedrali nel deserto, perché abbandonate? Se vogliamo che il popolo tanzaniano vinca la povertà, dobbiamo aiutarlo con la cultura. Investire il nostro tempo e aiuti in una scuola di Qualità, da cui possano uscire persone competenti, che non abbiano problemi negli anni universitari a seguire. Un giorno saranno gli stessi Tanzaniani ad investire nella cultura, in scuole ed insegnanti di qualità. Invito anche voi a scoprire la vostra Africa, la vostra Tanzania.

Sicuramente giudicherete in modo diverso la grande immigrazione che ha luogo in questi anni. Perché questi poveracci dovrebbero rischiare la vita per venire in Europa, quando l’Africa è ricca di materie prime come petrolio, oro, diamanti, uranio?
Il colonialismo è ancora presente qui. Il resto del mondo sfrutta il grande continente e i nostri fratelli Africani, ogni giorno.

A voi, la scelta da che parte stare!